In pochi anni, Mark Zuckerberg ha spostato l’attenzione della sua azienda da un social network globale a una piattaforma integrata di tecnologie emergenti, puntando tutto su due pilastri: realtà immersiva e intelligenza artificiale. Dopo l’enorme investimento nel metaverso, Meta ha virato con decisione anche sull’AI, non solo per motivi di mercato, ma per una strategia di lungo periodo destinata a ridisegnare il modo in cui comunichiamo, lavoriamo e creiamo contenuti digitali.Oggi Meta è uno dei principali player nel settore AI, grazie a iniziative open-source, lo sviluppo dei modelli LLaMA, il lancio della propria app AI e la diffusione di assistenti intelligenti in Messenger, WhatsApp e Instagram. Ma la visione di Zuckerberg va oltre le tendenze del momento: punta a un ecosistema integrato, decentralizzato e accessibile, dove l’intelligenza artificiale sia parte della vita quotidiana, e non solo un assistente in una chat.
Il punto di svolta nella strategia AI di Meta è stato il rilascio di LLaMA (Large Language Model Meta AI), uno dei primi grandi modelli open-source in grado di competere con giganti come GPT, Claude o Gemini. A differenza di altre aziende che hanno scelto la strada proprietaria, Meta ha reso pubblici modelli AI potenti, offrendo:
Questa mossa ha portato una ventata di libertà nel settore, offrendo ai ricercatori e agli sviluppatori indipendenti l’opportunità di costruire chatbot, plugin, estensioni e progetti AI personalizzati.
Zuckerberg ha dichiarato più volte che l’AI deve essere accessibile, esattamente come il web. Non solo per ragioni ideologiche, ma anche perché crede in un ecosistema in cui l’innovazione non sia bloccata da barriere commerciali. In pratica, la democratizzazione dell’AI è una scommessa strategica per attrarre talenti, stimolare l’adozione e accelerare l’evoluzione tecnologica.
Oltre ai modelli open-source, Meta ha iniziato ad applicare l’AI direttamente nei suoi prodotti consumer. Gli assistenti conversazionali basati su LLaMA 3 e successivi sono già disponibili in:
L’obiettivo è offrire un assistente contestuale, visivo, vocale e personalizzabile, capace di:
Meta sta investendo pesantemente nella multimodalità, ovvero la capacità dell’AI di comprendere immagini, video, testo, audio e comandi gestuali. Questo è il ponte naturale tra AI e i visori per realtà aumentata, come il Meta Quest.Zuckerberg immagina un mondo in cui l’utente dialoga con l’AI attraverso la voce, lo sguardo o il movimento delle mani, ottenendo risposte visive o immersive. Questo tipo di AI sarà centrale anche nel metaverso.
Dopo l’entusiasmo iniziale e i dubbi sul metaverso, molti pensavano che Meta avrebbe abbandonato quel progetto. In realtà, la nuova ondata AI ha reso il metaverso ancora più plausibile.
In sostanza, l’intelligenza artificiale è il cervello che dà vita all’infrastruttura del metaverso. Zuckerberg lo sa, e ci sta lavorando.
Zuckerberg non vuole solo cavalcare la moda dell’AI. Vuole plasmare il modo in cui vivremo con l’AI nei prossimi 10 anni. Secondo lui, gli assistenti del futuro non saranno solo strumenti, ma parte della nostra identità digitale, capaci di:
Per questo Meta sta lavorando anche a chip dedicati per l’AI, in modo da integrare queste funzioni nei visori, nei telefoni, e nei server senza dipendere da fornitori esterni.
Naturalmente non tutto è semplice. Le sfide che Zuckerberg e Meta devono affrontare sono numerose:
Ma finora, Meta è riuscita a rispondere a molte critiche aprendosi al mondo open-source, offrendo strumenti liberi e stimolando il dialogo tra ricercatori, aziende e community.
Il futuro di Meta sarà segnato da un’evoluzione graduale e costante: meno hype, più concretezza. Zuckerberg ha già annunciato che i prossimi mesi vedranno:
Meta, insomma, non vuole solo usare l’intelligenza artificiale, ma costruire l’infrastruttura globale per viverci dentro.
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