22 Apr
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L’Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha appena fatto la storia: da quest’anno, anche i film assistiti da intelligenza artificiale potranno concorrere agli Oscar. Un’apertura che segna una svolta epocale nel mondo del cinema, e che apre il dibattito su cosa significhi davvero “creatività” in un’epoca dominata dall’AI.Dopo il caso di The Brutalist – in cui l’AI ha modificato gli accenti degli attori – e di Emilia Perez, dove l’intelligenza artificiale ha migliorato le performance vocali, il confine tra umano e sintetico si fa sempre più sfumato. Ma la decisione dell’Academy non è né un “via libera totale” né una condanna: è un atto di neutralità. I film con AI sono ammessi, a patto che l’apporto umano resti centrale.


L’AI entra nel cinema: evoluzione inevitabile o minaccia per gli artisti?

L’uso dell’intelligenza artificiale nella produzione cinematografica non è più fantascienza: è realtà. L’AI è già utilizzata per:

  • generare sceneggiature e storyboard,
  • modificare voci, accenti e dialoghi,
  • creare effetti visivi e ambienti digitali,
  • persino “resuscitare” attori scomparsi.

Da un lato, questa tecnologia abbassa i costi, accelera la produzione e democratizza l’accesso alla realizzazione di film. Dall’altro, attori e sceneggiatori temono per i propri posti di lavoro. Durante gli scioperi di Hollywood del 2023, il tema AI è stato uno dei nodi più caldi: la possibilità di replicare voci, volti e interpretazioni senza consenso ha messo in allarme l’intera industria creativa.


Cosa dice l’Academy: sì alla tecnologia, ma serve il tocco umano

La posizione ufficiale dell’Academy è chiara: l’AI può essere utilizzata, ma non deve sostituire la creatività umana. Un film sarà considerato idoneo agli Oscar solo se la componente artistica realizzata da persone resta predominante.In pratica:

  • L’uso dell’AI per migliorare la qualità tecnica (es. audio, CGI) è tollerato.
  • La scrittura di una sceneggiatura interamente con l’AI, invece, potrebbe non bastare per essere premiata.
  • La direzione artistica, le interpretazioni attoriali e la visione registica devono comunque rimanere in mani umane.

Questo compromesso rappresenta un tentativo di accompagnare il cambiamento, senza perdere il senso profondo dell’arte cinematografica: emozione, autenticità, esperienza.

Quale futuro ci aspetta?

L’apertura agli AI-assisted film ha già generato forti reazioni:

  • Gli innovatori la considerano una scelta coraggiosa e al passo con i tempi.
  • I puristi la vivono come una minaccia al valore dell’arte “umana”.
  • I lavoratori del cinema temono un futuro di contratti sempre più digitali e precari.

Ma se usata con criterio, l’AI può diventare un alleato per sceneggiatori, registi e montatori. Come avvenne per il montaggio digitale o per la CGI, anche questa fase sarà una transizione, non una sostituzione. Il punto sarà stabilire regole chiare e garantire trasparenza, consenso e diritti.Il cinema è pronto a cambiare, ma il cuore pulsante dell’arte – il racconto umano – non potrà mai essere completamente automatizzato.


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