23 Apr
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Mentre Google continua a spingere sull’innovazione nel campo dell’intelligenza artificiale, le autorità antitrust statunitensi alzano il tiro. Nel mirino: i legami strategici con Motorola e Samsung, aziende chiave per la diffusione delle sue app AI nei dispositivi mobili.Il colosso di Mountain View è oggi accusato di aver stipulato accordi preferenziali e miliardari per imporre i propri servizi intelligenti – in particolare Gemini AI – sui device Android più popolari. E mentre da una parte Google prepara il lancio di nuove app AI integrate nei Galaxy e nei Motorola Edge, dall’altra si trova a dover difendere l’equilibrio tra innovazione e concorrenza.


Gemini AI ovunque: dal telefono all’assistente personale

Negli ultimi mesi, Google ha accelerato l’integrazione di Gemini – il suo modello AI multimodale – nei dispositivi Android, a partire dai flagship Motorola e Samsung. L’obiettivo? Creare un ecosistema mobile completamente potenziato dall’intelligenza artificiale, con funzionalità che vanno oltre il semplice assistente vocale:

  • suggerimenti predittivi in tempo reale nelle chat e nei documenti,
  • generazione automatica di immagini e testi nelle app di sistema,
  • pianificazione vocale di attività e viaggi,
  • analisi contestuale di email, file e video.

Questa strategia posiziona Google come fornitore dominante di AI embedded, puntando a standardizzare l’interazione tra utente e smartphone attraverso Gemini.

Smartphone Samsung e Motorola mostrano l’interfaccia AI Gemini durante una presentazione ufficiale Google.

L’ombra dell’antitrust: Google al banco degli imputati

Ma non tutto fila liscio. Il Dipartimento di Giustizia USA ha portato Google in tribunale per presunto abuso di posizione dominante, puntando il dito proprio contro le collaborazioni con Samsung e Motorola. In particolare:

  • l’obbligo di preinstallare app AI su tutti i dispositivi Galaxy,
  • pagamenti miliardari per garantirsi l’esclusiva sulle funzioni di ricerca AI,
  • la difficoltà per gli utenti nel cambiare assistente predefinito.

L’accusa ritiene che Google stia impedendo la concorrenza libera, ostacolando l’emergere di alternative come ChatGPT, Perplexity o altri LLM indipendenti. Una strategia che, se confermata, potrebbe portare a sanzioni storiche e a nuove regole sul mercato AI.


Una doppia corsa: innovazione vs regolazione

Il paradosso è evidente: Google è da un lato il motore della rivoluzione AI mobile, dall’altro il simbolo di un potere da contenere. E questa tensione rischia di segnare il futuro dell’AI integrata nei dispositivi personali.Mentre gli utenti beneficiano di esperienze sempre più intelligenti e fluide, governi e istituzioni vogliono garantire pluralità e trasparenza. La sfida sarà trovare il giusto equilibrio tra progresso e tutela, tra personalizzazione e libertà di scelta.


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